
Il sogno di don Aldo qual è? Quello che i governanti di Paese di origine, di transito e destinazione della tratta invochino il perdono per queste giovani donne sfruttate. Io forse in maniera impropria, essendo un membro del governo, di uno dei Paesi di destinazione sarò forse il primo a chiedere perdono per tutto quello che hanno subito queste persone. Spero che tanti altri seguiranno anche persone più autorevoli di me, ma questa sensibilità deve essere trasferita a tutti. Noi dobbiamo capire che non esiste un’altra via, noi dobbiamo togliere dalla strada queste persone“. Sono le parole del Sottosegretario del Ministero dell’Interno On. Carlo Sibilia, che ha preso parte alla conferenza e presentazione del libro “Donne Crocifisse. La vergogna della tratta raccontata dalla strada” di don Aldo Buonaiuto (edizioni Rubbettino), che si è svolto nella splendida cornice dell’Oratorio della Carità, a Fabriano (An). Parole che seguono la scia lasciata da Papa Francesco, quando tre anni fa, in una casa di Roma, nell’ambito dei Venerdì della Misericordia, incontrò alcune giovani vittime salvata dalla schiavitù della tratta e accolte nella casa della Comunità Papa Giovanni XXIII. In quell’occasione, il Pontefice sentì il bisogno di chiedere perdono a nome di tutti i cristiani a quelle ragazze per il male che avevano subito dai clienti. Il Sottosegretario Sibilia ha sottolineato l’importanza di non far rimanere questo tema all’interno della bella sala che ha ospitato l’incontro, “dobbiamo andare fuori e parlarne, qualcuno sembrerà impazzito, io ricordo una delle storie che ho letto in questo libro, di una signora di 70 anni che con la sua seggiolina andava nei luoghi della prostituzione a leggere il rosario. Questo è l’esempio più forte che possiamo avere, in primis da chi ha la responsabilità di governo a tutti noi, facciamo la nostra parte per dire addio alla tratta degli esseri umani“.
Don Buonaiuto: “Il Governatore della Lombardia si vergogni”
“Mi dispiace, ma proprio oggi, non posso tacere. Sembra che il Governatore della Lombardia abbia affermato che è ora di legalizzare la prostituzione nella Regione Lombardia, tenendo conto delle necessità fisiologiche degli uomini. Lui si deve vergognare di queste parole. E spero che il leader del suo partito abbia il coraggio di contraddire certe parole e gli spieghi cosa sia la schiavitù. Lo invito a venire con me lungo le strade di notte ad incontrare le giovani schiave. Le sue parole mi causano dolore perché non si può parlare di queste persone come fossero della merce”. E’ quanto ha affermato don Aldo Buonaiuto, direttore di In Terris e sacerdote dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, da anni impegnato nella lotta contro il racket della prostituzione schiavizzata, pronunciate nel corso della presentazione del suo libro a Fabriano. Il sacerdote ha ringraziato tutti i presenti, in particolare il Sottosegretario al Ministero dell’Interno, Carlo Sibilia, e il Vice Capo della Polizia, il Prefetto Alessandra Guidi, ricordando che per fortuna ci sono tanti laici impegnati accanto agli ultimi come ad esempio quelli che don Oreste Benzi definiva i “veri eroi di oggi “ cioè persone dell’Apg23, laici completamente dedicati al prossimo più debole, oppresso e vulnerabile”.
La conferenza all’Oratorio della Carità
Nella giornata di giovedì 14 novembre, Fabriano, splendida cittadina dell’entroterra marchigiana, in provincia di Ancona, ha aperto le sue porte a esponenti del mondo della politica, delle forze dell’ordine, di quello religioso e li ha accolti nell’Oratorio della Carità dove si è svolta una particolare e sorprendente conferenza-presentazione del libro “Donne Crocifisse. La vergogna della tratta raccontata dalla strada”, scritto da don Aldo Buonaiuto ed edito da Rubbettino. L’incontro è stato moderato da Antonio Preziosi, direttore di Rai Parlamento che ha introdotto il tema dell’evento: la prostituzione schiavizzata. Dopo i saluti iniziali dell’Arcivescovo Francesco Massara, amministratore apostolico della diocesi di Fabriano Matelica, di Antonio D’Acunto, Prefetto della provincia di Ancona, e Gabriele Santarelli, sindaco di Fabriano, la parola è passata a Paolo Notari, giornalista e inviato Rai che ha letto la prefazione del libro scritta da Papa Francesco.
Gli interventi dei relatori
Alla conferenza è intervenuto Ernesto Napolillo, magistrato distrettuale della Corte d’Appello di Ancona, che ha sottolineato l’importanza di far nascere “una nuova coscienza della fase di investigazione” e la necessità di approfondire il tema “delle sanzioni ai clienti“. Il Vice Capo della Polizia di Stato, il Prefetto Alessandra Guidi, ha affermato come quello della prostituzione coatta sia “un argomento relegato nella periferia del dibattito pubblico e delle città. E’ necessario – ha aggiunto – evitare la vittimizzazione secondaria: non possiamo consentire che queste ragazze rivivano un percorso di criminalizzazione all’interno delle strutture che dovrebbero proteggerle”. Giacomo Galeazzi, giornalista vaticanista della Stampa, ha raccontato il suo incontro con “il prete più rivoluzionario e sorprendente“. “Il pregio del prete di frontiera non sta nelle favelas, ma in una parrocchia che ha come fedeli le ragazze salvate dal racket della prostituzione. Andare a dialogare con chi era lontano è ciò che faceva San Francesco. Un atto evangelico puro”. Liliana Ocmin, Responsabile nazionale donne Cisl, ha ricordato la sua amicizia decennale con don Aldo e gli ha espresso la sua ammirazione perché fa “sentire le ragazze in famiglia. Io vengo dal Perù, ho attraversato i confini in una macchina. Ci vuole rispetto per i migranti. Con la Cisl abbiamo fatto un grande lavoro abbracciando la campagna promossa dalla Giovanni XXIII: ‘Questo è il mio corpo’ per la punibilità del cliente. La prostituzione non è un lavoro, come ben spieghi nel tuo libro. Noi continueremo questa battaglia contro la malavita ma anche contro i cosiddetti clienti. Bisogna sradicare la pratica della prostituzione che offende le donne”.
Un Questore accanto a don Benzi e a don Aldo
Sono state molto commoventi le parole del dott. Italo D’Angelo che per tanti anni ha seguito il Servo di Dio don Oreste Benzi e don Aldo Buonaiuto sulle strade delle schiavitù: “Una mia amica solo ieri mi ha scritto: ‘Sto leggendo il libro di don Aldo. È uno scritto che fa riflettere e rivedere il modo di pensare. Credevo che la prostituzione legalizzata e controllata fosse una soluzione per combattere mali maggiori e invece ho cambiato idea’. La mia storia è nata da una riflessione come questa. Prima di conoscere don Oreste e don Aldo credevo che il fenomeno della prostituzione si poteva sconfiggere con retate sulle strade. Colpendo le prostitute. Dopo aver conosciuto questi due sacerdoti la mia opinione è cambiata. È solo grazie a loro che io, così come anche altri miei colleghi, ho capito che sulla strada non c’erano “puttane, come le chiamavamo alla Squadra Mobile, ma c’erano ragazze, ragazze che sarebbero potute essere mie figlie. Lo scandalo non erano loro, le ragazze, alcune minorenni, semi nude, al sole o al freddo, sotto la pioggia, derise, maltrattate, prima e dopo di essere state usate come oggetti. Lo scandalo era il solo pensare che degli esseri umani avessero ed abbiano il diritto di comperare il corpo di una creatura, una creatura con un’anima, come la loro. Don Oreste e don Aldo mi hanno aperto gli occhi ed io, da capo della Squadra Mobile e della Criminalpol, ho visto una realtà che era sconosciuta a me ed ai miei Collaboratori e Collaboratrici. Abbiamo trascorso tante notti insieme a loro , e malgrado le mie esperienze di investigatore che mi hanno portato a contatto con tante atrocità, il comportamento verso queste ragazze che sapevo sequestrate, torturate, uccise, nel silenzio dei più è stata ed è per me l’atrocità più insopportabile. E quando sento parlare di regolarizzare “il fenomeno“ perdo la pazienza , come la perdeva don Oreste e come oggi talvolta la perde don Aldo, che sta percorrendo il suo stesso cammino di santità. Un cammino pericoloso è difficile, reso ancor più difficile da taluni benpensanti che amano le case piene di tappeti ove poter nascondere la polvere, ma queste ragazze non sono polvere, esse hanno un corpo ed un’anima e Dio un giorno ce ne renderà conto. E allora? Che valore hanno le minacce di morte che pure ho ascoltato io stesso negli interrogatori e nelle intercettazioni? ‘Quei due preti, quello vecchio e quello giovane vanno sistemati!’, ‘Vai , prendi il fratello di quella ragazza che non si trova, quello di 10 anni e ammazzalo davanti ai genitori’. Sapete qual’era e qual è la mia paura? Quella che ci si arrenda a frasi che servono solo a lavare la coscienza: ‘E’ il mestiere più vecchio del mondo’. No, non è vero. È l’ingiustizia più vecchia del mondo come diceva don Oreste, una ingiustizia – aggiungo io da investigatore – che serve ad alimentare delitti come il traffico della droga, delle armi, degli esseri umani. E ognuno di noi deve decidere da che parte stare, dalla parte dei persecutori o dalla parte delle vittime“.