Ormai la democrazia in Italia è diventata proprio relativa. Le leggi che dovrebbero contenere in se stesse il valore della giustizia e della verità, di fatto sono ridotte a conclamati strumenti di arrivismo al fine di compiacere qualche parte politica o addirittura qualche furbetto del quartiere dei potenti. La legislatura perde e si snatura dinanzi alle più evidenti forzature che si ripropongono continuamente a colpi di fiducia; viene così meno il fondamentale compito di un legislatore e cioè quello di attingere scrupolosamente a qualsiasi contributo al fine di realizzare norme che almeno possano rispondere al vero bene della collettività. Tutto ciò invece è stato per l’ennesima volta calpestato dal richiedere la fiducia sulle unioni civili.
Una scelta assurda considerando che, al di là di qualsiasi Commissione e opposizione, alla fine avrebbe comunque ricevuto la maggioranza. Questa imposizione ha più l’aria di una sfida e di un dannoso indurimento verso l’Oltretevere; almeno così si vocifera… e forse, se dovessimo analizzare più attentamente, potremmo scoprire che le “vocine” non avrebbero torto. Il risultato di tutto ciò – ed è questo che ci inorridisce – sarà questa ennesima legge contro la famiglia, un altro calcio al nucleo fondante della società e un ulteriore abbattimento di quei principi ritenuti ormai superati. Intanto il presidente del Consiglio Matteo Renzi si affretta a dichiarare: “L’atteggiamento negativo di parte della gerarchia e di parte del mondo cattolico era ovviamente atteso. Io sono cattolico ma faccio politica da laico: ho giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo”.
Nonostante tanta chiarezza di principi e obiettivi le tensioni, fuori e dentro il governo, continuano, anche dopo l’approvazione della legge avvenuta mercoledì sera. La senatrice Monica Cirinnà, infatti, battibecca col ministro per gli Affari regionali con delega alla Famiglia, Enrico Costa, che si era permesso solamente di ribadire un chiaro “no” alla “giurisprudenza creativa” che rischia di “far rientrare dalla finestra” la “stepchild adoption”. Ma altre mine anti-famiglia vengono collocate in modo subdolo e strisciante all’insaputa di molti. Come quella dell’apparentemente innocuo decreto “Buona Scuola” che al comma 16 richiama la Convenzione di Istanbul nella quale si prende a piene mani dalla famigerata ideologia “gender”.
Nel suddetto trattato, infatti, si afferma che non si è uomini o donne per nascita biologica, ma perché lo impone la collettività, con i suoi “ruoli, comportamenti, attività e attributi”. Il problema è che nell’attuale società il soggetto determina la verità in ogni ambito e così, in questa orribile dittatura del relativismo pratico, abbiamo almeno il dovere di sperare e di pregare che nuove generazioni sappiano un giorno ricostruire e recuperare ciò che noi stiamo del tutto distruggendo.
Articolo di don Aldo pubblicato nella rubrica Si Salvi Chi Può del quotidiano Corriere Adriatico.