Contro natura, cioè innaturale. Per affrontare il complesso tema sulle unioni civili, ma non solo quello, bisogna necessariamente partire da questo concetto. Non si tratta di discriminare, ma di definire antropologicamente – senza influenze – cosa sia la famiglia naturale.
Un conto è disciplinare e regolamentare legittimamente i diritti dei conviventi, altro è stabilire che una coppia di coabitanti venga definita per legge “famiglia”. In un Paese civile può essere ovvio che ci debba essere una norma che disciplini i rapporti tra persone, per quanto riguarda i diritti e doveri dell’uno nei confronti dell’altro e, allargando il concetto, i doveri dello Stato verso di loro.
Ma l’ideologia è entrata in questa problematica attuale e molto complessa, non tenendo conto della nostra cultura, sia in senso civile che religioso. Ciò determina prese di posizione che non sono accettabili.
Una cosa è parlare delle unioni che lo Stato riconosce e ne regolamenta i diritti, altro è intendere l’istituto del matrimonio. Bisogna tenere conto del valore che la Costituzione dà al matrimonio fondato sulla famiglia senza sottovalutare quei principi cristiani che ne fanno un sacramento. Legittimare l’unione tra persone dello stesso sesso non implica il diritto alla genitorialità, comunque essa si concretizzi. Quest’ultima è legata, nella nostra civiltà, al concetto di famiglia, e cioè al fatto che si concepisca un figlio nell’amore e che lo si allevi trasferendogli non solo i geni, ma anche la consapevolezza della diversità che esiste tra l’essere uomo e l’essere donna. Figure entrambi insostituibili affinché si completi un’identità a tutto tondo della persona in fieri, in divenire.
D’altra parte, andando indietro con la memoria, tornano alla mente le battaglie fatte da una certa corrente progressista nel criticare aspramente quei famosi Collegi di una volta, dove persone dello stesso sesso erano costrette a crescere; veniva stigmatizzata l’assenza delle due figure, maschile e femminile, fondamentali – si diceva – per il giusto equilibrio nello sviluppo di una persona. Quanti guasti e quanti danni sono stati imputati a quel modello, lo stesso che ora si vorrebbe riproporre addirittura all’interno del nucleo fondante della società obbligando un bambino a vivere relazionandosi con persone di un solo sesso.
C’è già una crisi profonda della famiglia, per tanti motivi socio-culturali. che sta producendo una generazione di giovani disorientati, fragili, frustrati, privi dei necessari punti di riferimento, incapaci di coltivare un autentico senso della responsabilità personale. Non aggiungiamo alla generazione attuale un onere e un peso dalle conseguenze non prevedibili.
Molti mali del nostro tempo derivano dall’introduzione di nuove norme che avrebbero dovuto esprimere un’idea di progresso e di conquista, mentre in realtà hanno distrutto un tessuto valoriale imprescindibile per una sana società. Unioni civili, stepchild, utero in affitto; come se ormai, vista la crisi economica e di valori, si potesse noleggiare qualunque cosa. Le trasformazioni di certi comportamenti sono avvenute in tempi cosi rapidi che solo successivamente ci si è resi conto del fatto che le innovazioni si trascinavano dietro esiti negativi od offrivano il destro a problematiche complesse.
Il senso religioso della vita e la forza che Dio ha dato alla famiglia, piccola chiesa domestica, si è completamente perduto. L’uomo ha voltato le spalle al Creatore, ne ha dimenticato i precetti e gli insegnamenti scegliendo l’autosufficienza e l’autoreferenzialità. Tutto ciò sembrava rendere più facile e gradevole la quotidianità, che invece risulta sciupata e impoverita senza la prospettiva di un impegno per una meta duratura.
La Chiesa cattolica non giudica né condanna, anzi accoglie senza riserve ogni persona; è però anche testimone e garante di principi evangelici insostituibili e immutabili. Il modello è inequivocabile, dai primi insegnamenti biblici “maschio e femmina Dio li creò” fino alla Santa Famiglia di Nazareth.
Stiamo offrendo ai giovani una società eticamente sempre più povera e sottomessa alle regole del profitto, che soggiace agli egoismi e propone cambiamenti. Ma quest’ultimi sono in realtà mistificazioni, non conquiste di civiltà.
Il demonio ha sempre operato per eliminare l’armonia, l’equilibrio e la funzione della famiglia; il tentativo di sopprimerla mai come oggi sembra una minaccia realizzabile. Distruggere la famiglia, demolire la società: la fine del mondo.
Questo è il momento di lottare e pregare, perché ci troveremo ad affrontare situazioni di una complessità che al momento non possiamo conoscere… ma forse immaginare; d’altronde stepchild, per esempio, nel suo stesso nome prefigura il futuro: step, infatti, vuol dire scalino. Il primo lo abbiamo davanti, e saranno in molti ad inciampare… Gli altri, dove ci porteranno?
Editoriale di don Aldo pubblicato su Interris.it.