È un gravissimo disturbo neuro-psichiatrico che in Italia colpisce centomila bambini, uno ogni cento. Si chiama autismo ed è una malattia di origini ancora ignote che mette in luce tutta una serie di carenze, frammentazioni e ritardi nei servizi attualmente offerti ai pazienti e alle loro famiglie, troppo spesso lasciati soli senza un adeguato supporto. Una proposta di legge al vaglio del Senato intende costituire un fondo di 90 milioni di euro destinato alla copertura finanziaria di misure per la tutela e l’assistenza di persone con gravi handicap. Il Ministero della Salute, inoltre, ha appena destinato 50 milioni di euro per le prestazioni sanitarie incluse nei livelli essenziali di assistenza per lo spettro autistico. Ma siffatti interventi sono ancora insufficienti perché, secondo gli esperti, servono innanzitutto provvedimenti concreti per facilitare il funzionamento dei servizi esistenti.

giornata-autismo640x250

In questo contesto, per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sul fenomeno, si è svolta ieri la “Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo” sotto il segno del blu, il colore della conoscenza e della sicurezza, che ha tinto piazze e monumenti in ogni parte del globo. Il presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, monsignor Zygmunt Zimowski, scrivendo un messaggio in occasione dell’evento, ha esortato a promuovere politiche efficaci per aiutare quanti sono colpiti dalla patologia. “Seguendo l’invito di Papa Francesco che, soprattutto in questo Anno Santo della Misericordia, stimola credenti e non credenti a riscoprire atteggiamenti di accoglienza e di fraterna solidarietà – ha affermato il presule – facciamoci carico nella nostra vita dell’accettazione e dell’inclusione delle persone autistiche e delle loro famiglie, nella certezza che in tal modo siamo testimoni di autentica e gioiosa speranza nella Chiesa e nel mondo”.

Purtroppo nell’attuale società le persone malate, disabili e anziane rischiano di essere sempre più emarginate e ignorate nei loro diritti. Eppure esse sono quelle membra che, come dice San Paolo, sembrano le più deboli ma in realtà sono le più necessarie perché fanno ritornare l’uomo a essere veramente umano. E allora non è ammissibile che uno Stato come il nostro si occupi degli autistici solo fino al compimento del diciottesimo anno d’età per poi lasciare tutto il peso alle famiglie. Gli individui non autosufficienti hanno bisogno di essere curati all’interno del nucleo familiare di appartenenza, con il dovuto sostegno domiciliare, educativo, infermieristico e medico: vivere tra i propri cari è un beneficio psicologico e spirituale incomparabile. Una reale integrazione per ogni uomo, indipendentemente dal suo stato di salute, si potrà attuare solo con un radicale cambiamento di mentalità e cultura, rimuovendo tutti quegli ostacoli che oggi impediscono una normale vita di relazione.

Articolo di don Aldo pubblicato il 3 aprile 2016 dal Corriere Adriatico nella rubrica Si salvi chi può.