È stato un compleanno un po’ speciale quello vissuto ieri da Papa Francesco. Con grande sorpresa gli 80 anni di Jorge Mario Bergoglio sono iniziati con la colazione, in casa Santa Marta, assieme a otto senzatetto – quattro italiani, un moldavo, due rumeni e un peruviano – che si trovavano fin dalla prima mattina nei pressi del Colonnato del Bernini. Il nuovo gesto del Pontefice ha riportato alla mia mente il 12 agosto di quest’anno, quando ho avuto il privilegio di accoglierlo in una struttura della Comunità Papa Giovanni XXIII dedicata alle donne vittime di tratta e prostituzione.

È stato un dono straordinario e unico nella storia dei Papi. Il vescovo di Roma ha regalato alle giovani la presenza di un padre, di un pastore che ha richiamato il mondo ad avere attenzione per chi viene sistematicamente mercificato e sfruttato. Il suo chiedere perdono a nome di tutti gli uomini, di tutti i cristiani, è stato un segno che ha scosso sicuramente le coscienze dei molti. Davanti ai miei occhi è ancora presente la forte umanità trasmessa dal Papa, un insieme di semplicità e profondità. Oltre ai minuti di grande commozione che abbiamo vissuto nell’ascoltare le drammatiche storie delle ragazze, ci sono stati anche degli episodi simpatici. Come quello in cui abbiamo intonato un canto che il Papa ha riconosciuto essere tra i suoi preferiti: “Vive Jesus el Senor”. Non avrei mai immaginato di ritrovarmi ad accompagnare con la chitarra il Santo Padre che cantava insieme a noi!

È stato un momento semplice e allo stesso tempo di festa. Un’altra circostanza divertente è stata quando ho spiegato al Pontefice come avevo preparato le ragazze all’incontro con lui. Papa Bergoglio è scoppiato a ridere quando ho detto che, per prudenza, avevo raccontato alle nostre accolte che sarebbe venuto a trovarle un cantante famoso… Il successore di Pietro ha rivolto alle giovani vittime della tratta gesti di tenerezza proprio come un papà premuroso. È addirittura passato a servirle offrendo bevande, noccioline e dolcetti che avevamo appoggiato su un tavolino. Apparentemente eravamo noi a ospitarlo in casa, ma, nella realtà, era lui ad accoglierci con il suo cuore, con il suo amore. Da quel memorabile pomeriggio estivo le ragazze ogni giorno, quando si ritrovano in cappellina, pregano per il loro Papa.

Alcune lo chiamano papà; tutte mi chiedono spesso se un giorno potranno nuovamente vederlo. Sono certo che, nonostante la distanza fisica, il Papa e queste donne siano ancora uniti, cuore a cuore. Il Santo Padre, infatti, ha messo in loro una gioia straordinaria perché le ha fatte sentire veramente amate. In questi mesi ho avuto modo di rivederlo più volte e l’ho trovato sempre in grande forma e pieno di vitalità. Pensando alle fatiche che affronta quotidianamente, si percepisce di avere dinanzi un uomo speciale, rivestito dalla grazia di Dio. Soltanto la forza della fede può animare con tale intensità una persona che riceve tante sollecitazioni esterne, tra impegni, risposte da dare, discorsi da fare. È la stessa grazia che, in un certo senso, ho sperimentato per tanti anni accanto a un altro uomo di Dio, don Oreste Benzi, il fondatore della Comunità Giovanni XXIII. Anche lui, nonostante l’età, mi sorprendeva per la lucidità e l’entusiasmo associate a un’incredibile energia.

Si tratta di una forza, colma di gioia e serenità, che oggi non è scontata ed è difficile da trovare perfino nei giovani… Ieri tante persone, coi mezzi più disparati, hanno rivolto i propri auguri al Papa: autorità internazionali, credenti e non credenti, rappresentati di altre religioni e molta gente comune che lo ama, lo apprezza e prega per lui e per la sua missione. In questo periodo il successore di Pietro rappresenta un faro luminoso, un esempio in un mondo smarrito che non ha più punti di riferimento. Il Papa ricorda spesso che bisogna partire sempre dagli emarginati, dai disagiati e dai sofferenti. E allora, il miglior augurio è che in lui la forza nello spirito si rinnovi ogni giorno per proseguire, con entusiasmo e senza scoraggiarsi mai, in questa difficile e importantissima opera apostolica a favore dei più deboli e indifesi.

Articolo di don Aldo pubblicato sul quotidiano Corriere Adriatico.