“Amoris Laetitia – La gioia dell’amore” è la nuova esortazione apostolica promulgata da Papa Francesco. Senza mezzi termini alcuni giorni fa l’anziano cardinale Kasper, preannunciandone l’uscita, aveva parlato del più importante documento nella storia della Chiesa dell’ultimo millennio. Indubbiamente si tratta di un testo innovativo, sia per il suo impianto – rigoroso e al contempo semplice – sia per il messaggio all’insegna dell’accoglienza e dell’integrazione nei confronti di ogni essere umano, a discapito di un’ormai obsoleta pastorale dei “divieti e obblighi”.
In un chirografo il Pontefice ha evidenziato che il documento è “per il bene di tutte le famiglie e di tutte le persone, giovani e anziane” invocando la protezione della Santa Famiglia di Nazareth. Già dal titolo si comprende la stretta continuità con la Evangelii Gaudium, la precedente esortazione pubblicata nel novembre del 2013. La Chiesa, dopo avere posto la sua attenzione alla gioia del Vangelo, ora mette in luce la bellezza dell’amore nella famiglia, istituto fondante dell’intera società modellato su Dio-Carità, comunione tra le tre Persone della Santissima Trinità. In Amoris Laetitia, composta da nove capitoli, 325 paragrafi e 264 pagine, vengono affrontati numerosi temi: dal matrimonio indissolubile tra uomo e donna alle situazioni di fragilità vissute dai divorziati risposati, dalla Parola di Dio in famiglia al dramma dei profughi, dalla sessualità “che abbellisce il dono degli sposi” alla teoria del gender.
Quest’ultima, secondo Papa Bergoglio, è un’ideologia “inquietante” come tutte quelle che tentano di imporre “un pensiero unico” anche nell’educazione dei bambini. Poi il vescovo di Roma ha lanciato un anatema contro “il codardo degrado” della violenza sulle donne, la strumentalizzazione del corpo femminile e la pratica dell’utero in affitto. Ribadendo la necessità di rispettare la dignità di chi manifesta tendenze omosessuali, senza marchi di “ingiusta discriminazione”, ha sottolineato come non esista “alcun fondamento” per assimilare o stabilire analogie “neppure remote” tra le unioni di individui con lo stesso sesso e il matrimonio secondo il disegno di Dio. Le parole chiave che meglio riassumono l’intera esortazione sono tre: accompagnamento, discernimento e amore.
In particolare il discernimento personale e comunitario sono intesi a diversi livelli: nella quotidianità, nelle scelte cruciali della vita, ma anche nelle situazioni difficili. “E’ meschino – ha osservato il Santo Padre – soffermarsi a considerare solo se l’agire di una persona risponda o meno a una legge o a una norma generale, perché questo non basta a discernere e ad assicurare piena fedeltà a Dio nell’esistenza concreta di un essere umano”. Per tale motivo non si può etichettare nessuno, ma considerarlo dono unico e irripetibile, da rispettare nella propria specificità e originalità. Ogni nucleo familiare non dovrebbe mai chiudersi in se stesso, ma aprire il cuore verso l’altro per un amore più grande, senza limiti, educandosi alla comprensione reciproca e alla capacità di condividere con gioia.