Toccare con mano la disperazione di chi è stata vittima della tratta, guardare gli occhi dei giovani rifugiati e intuirne la sofferenza per combattere l’indifferenza. Il vice capo della polizia Matteo Piantedosi, al termine di un convegno sulla legalità che si è tenuto nei giorni scorsi ad Ancona, ha incontrato le vittime della tratta accolte presso la Comunità Papa Giovanni XXIII e i profughi ospitati dalle strutture dell’associazione Pace in Terra coordinate da don Aldo Buonaiuto, nella diocesi di Fabriano-Matelica.
Erano presenti anche il prefetto di Ancona Raffaele Cannizzaro, il questore Oreste Capocasa, il segretario generale dell’Associazione nazionale magistrati Maurizio Carbone, i procuratori capo di Teramo, Macerata e Fermo, i comandanti regionali dell’Arma dei Carabinieri e della Finanza e il vescovo Giancarlo Vecerrica. Il vice capo ha salutato una per una le ragazze accolte in comunità, ha ascoltato le loro storie e si è fermato a parlare con loro. Una giovane ha raccontato il dramma di come è stata portata in Italia con l’inganno: le avevano promesso che avrebbe studiato, invece, si è trovata nelle mani di trafficanti senza scrupoli che l’hanno seviziata e poi buttata sul marciapiede. Altre ragazze hanno raccontato esperienze diverse ma drammaticamente simili: stupri, botte, sevizie, mutilazioni fisiche. Poi la visita ai profughi.
“I loro occhi di riconoscenza – raccontata dalla comunità – hanno emozionato. Sono stati gli stessi migranti a dare il benvenuto ai visitatori con parole toccanti, quasi un inno alla bontà dell’Italia”. Il vice capo della Polizia ha ringraziato don Aldo per l’opera instancabile che lui e tutta la comunità fa per gli ultimi, si è compiaciuto per la qualità dell’accoglienza offerta alle vittime e, insieme al Questore, ha ricordato la figura e l’opera del fondatore dell’associazione Papa Giovanni, don Oreste Benzi. “Il futuro si prospetta drammatico – ha dichiarato don Aldo Buonaiuto a margine del convegno su legalità e case di accoglienza – per le tante richieste di aiuto. Non possiamo dimenticare quanti italiani soffrono e chiedono aiuti di ogni genere, così come non possiamo ignorare il dramma che viene dall’Africa e che sembra inarrestabile. La solidarietà, la comprensione collegata alle responsabilità istituzionali, diventano sempre più fondamentali”.
Articolo pubblicato sul Corriere Adriatico del 14 dicembre 2015.