Il Corriere della Sera ha dedicato ampio spazio all’evento per le “Donne Crocifisse” del 7 aprile. Per il video clicca qui.

“Ne abbiamo liberate più di settemila dalla schiavitù della strada, le abbiamo con noi, nelle nostre case, sfregiate, con le orecchie tagliate, storpiate, che vivono nella paura e nella vergogna, è ora di liberare le schiave”. Don Aldo Bonajuto guida l’associazione Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, che lotta ogni giorno per sottrarre le ragazze dalle grinfie del racket criminale che le tiene in autentica schiavitù e le costringe a prostituirsi.

Migliaia di donne crocifisse ogni giorno
E’ stata sua l’idea di trasformare in periferia di Roma la via crucis in una grande manifestazione a sostegno di quelle che lui chiama le donne crocifisse, dove sulla croce non sale Gesù Cristo ma idealmente tutte le migliaia di ragazze rese schiave nell’indifferenza dei più da bande criminali che le condannano al girone infernale della prostituzione. “L’altra sera ne ho presa una incinta all’ottavo mese, un’altra di sedici anni, e un’altra che chiedeva aiuto e che aveva le mani che grondavano sangue perché un cliente dopo averle dato i soldi glieli ha ripresi sbattendogli la mano nella portiera della macchina, e qui abbiamo persone che quando si parla di prostituzione ridono e deridono, proprio come è stato deriso Gesù nel calvario”. In tutta Italia i volontari dell’associazione notte dopo notte battono palmo a palmo le strade dove si concentrano le schiave del sesso, avvicinandole e offrendo loro una possibilità di salvezza, sotto il naso dei criminali che le controllano da vicino. “Stiamo parlando di persone che vengono mercificate, attraverso la tratta, che diventano oggetto di sfruttamento, che vengono vendute e comprate. La cosa più grave è che non sono considerate da nessuno. Sembra quasi che ci debbano essere persone pronte a mettere a disposizione il proprio corpo per soddisfare i bisogni perversi di tanti maschi italiani. E questo penso sia una grande vergogna”.

I numeri della vergogna
Sulle reali proporzioni del racket della prostituzione in Italia le statistiche variano dalle settanta alle centoventimila donne tenute in schiavitù dalle organizzazioni criminali e costrette con la forza a sottoporsi a quotidiana violenza sessuale, ma secondo don Aldo, che sulla strada ci va ogni giorno per tentare di liberarle, i numeri veri di questa tragedia silenziosa che si consuma sotto gli occhi di tutti sono anche maggiori. “Oggi pensiamo che questa presenza sia quadruplicata a causa degli sbarchi continui che avvengono lungo le nostre coste. Abbiamo un vergognoso aumento del mercato di ragazzine nigeriane sempre più giovani, portate in Italia e distribuite in tutta Europa, poi c’è la “rotta orientale”, dall’Est Europa abbiamo ragazze provenienti prevalentemente dalla Romania, seguita da Moldavia e Ucraina. Purtroppo c’è un ritorno anche delle ragazze albanesi”.

Il sogno di una vita migliore, l’inizio di un calvario
Ce ne sono tante di ex schiave del racket liberate alla via crucis, molte a viso coperto per paura che gli aguzzini possano in qualche modo riconoscerle, alcune soprattutto nigeriane invece si mostrano, stanno in gruppo, distribuiscono opuscoli dove si chiede di aiutare le tante ragazze ancora sottoposte al calvario da cui loro sono riuscite ad uscire “Se vuoi ti porto in Italia, lì c’è lavoro, e con i soldi che guadagni potrai aiutare anche la tua famiglia”. Sono attirate così, con il sogno di una vita migliore e la possibilità di sfuggire alla miseria in cui spesso vivono. A proporglielo può essere un cugino, un amico, a volte anche un fidanzato o una persona di fiducia che promette qualcosa di sicuro. Un sogno che si infrange presto, e qui, anche se lottano e urlano sono già in trappola. Lontane da casa nessuno le difende, sono picchiate e vendute, non scappano perché spesso non conoscono la nostra lingua e se provano ad allontanarsi i criminali minacciano pesanti ritorsioni sulla loro famiglia. Ci sono tante ragazze in processione a cui è successo. “Buonasera, sono Elena, venuta dalla Bulgaria con il mio ragazzo, per una nuova vita” dice al microfono con un filo di voce una delle ragazze salvate dalla strada, il viso nascosto da un foulard, mentre la via crucis attraversa via Cristoforo Colombo, una delle principali strade controllate dal racket. Poi lui l’ha buttata sulla strada, proprio lì dove adesso torna da donna liberata. “Dopo tante sofferenze che ho passato su questa strada qualcuno mi ha aiutata e mi ha portata via, oggi sono venuta per aiutare le ragazze che sono qui, perché purtroppo ci sono tante ragazze”.

Fermare i “clienti” per fermare la tratta
Don Aldo non ha dubbi, bisogna punire il cliente, disincentivare la domanda. E’ la regola elementare del mercato: una grande offerta c’è ed aumenta se esiste una grande domanda. L’enorme presenza di queste ragazze innocenti che vengono violentate sulle nostre strade è possibile perché c’è la domanda, da parte di milioni di uomini che “si fanno complici dello sfruttamento della prostituzione, si sentono in diritto di comprare il corpo di ragazzine che magari hanno l’età delle loro figlie o delle loro nipoti”. “I clienti, i cosiddetti clienti, sarebbe bene si facessero un esame di coscienza” è la denuncia di Filippo Dispenza, Direttore Centrale Affari Generali della Polizia di Stato. Sale sul camioncino che guida la via crucis e al microfono si scaglia contro chi, approfittando delle ragazze, si rende complice dei criminali “perché è un fenomeno che calpesta la dignità umana, arrivare ad un degrado umano così forte è veramente deprecabile”. In Parlamento è stata presentata nel Luglio scorso una proposta di legge che mira proprio a stroncare la domanda colpendo i “clienti” anche con pesanti sanzioni pecuniarie, a firma dell’Onorevole Caterina Bini che proprio con l’aiuto di Don Aldo l’ha formulata, proponendo di introdurre il reato di acquisto di servizi sessuali. E lui l’ha voluta tra i testimonial della via crucis, assieme al Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, i Ministri Alfano e Lorenzin, il Cardinale di Roma Agostino Vallini e il Sostituto alla Segreteria di Stato Monsignor Becciu in rappresentanza del Santo Padre.

Il sostegno del Papa
Papa Francesco ha preso a cuore la lotta contro il racket della prostituzione, più volte ha fatto sentire la sua voce e nell’Agosto scorso ha voluto visitare di persona una delle case protette per incontrare le ragazze liberate dagli aguzzini della strada, cui ha chiesto perdono a nome di tutti quelli che si sono approfittati di loro. “Il S. Padre è l’unica personalità del Mondo che fa sentire la sua voce contro questo dramma dello sfruttamento sessuale, della schiavitù della donna, della tratta degli esseri umani – continua don Aldo – per tutti gli ultimi della Terra e anche per queste donne messe in vendita”.

Lasciar parlare il dolore
“Questa via crucis è per lasciar parlare il dolore di queste ragazze, anche di quelle che non potranno venire perché sono morte o paralizzate nelle nostre case, sfregiate, torturate, e dare voce a queste ragazze anche attraverso le parole di alcune vittime che sono presenti sia per parlare a nome di quelle che sono state liberate, sia per dare coraggio a quelle che sono ancora sulla strada: speriamo che possa arrivare questo grido di speranza per dire loro che è possibile lasciare la strada e scappare dal racket, che c’è qualcuno che ti può aiutare, che ti può liberare”.