Sconcerto e dolore sono le prime emozioni per una strage senza precedenti. Questi attacchi simultanei in una notte di terrore a Parigi segneranno per sempre il sentimento di intolleranza e rifiuto verso coloro che provengono dai Paesi del terrorismo. È necessario, quindi, far attenzione a non cadere nella trappola di chi considera l’Islam la religione che praticherebbe, ancora una volta, la “guerra santa” vedendo così tutti i musulmani come potenziali attentatori. Dinanzi alle disumane uccisioni, che non hanno giustificazione alcuna, si rischia di voler cercare vendetta ad ogni costo, al posto della giustizia.

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L’unica strada percorribile è intensificare il dialogo tra i popoli e le varie religioni, efficace antidoto contro ogni forma di fondamentalismo e chiave di volta per perseguire il bene comune costruendo una pacifica convivenza fra le genti. Il dialogo, infatti, è una scuola di umanità e un fattore di unità, che aiuta a creare una società fondata sulla tolleranza e il mutuo rispetto, dove la diversità non è una minaccia, ma una ricchezza e un’opportunità per crescere insieme. Intanto quel grido diventato follia, di “Allah è grande”, mentre venivano uccise persone innocenti ci scuote profondamente, oltre a mostrare l’assoluta incapacità dei sistemi di intelligence francese e di tutta l’Europa a prevenire gli attentati terroristici.

Purtroppo bisogna convivere con questa terribile realtà: il conflitto innescato dal terrorismo riguarda ormai tutti i Paesi occidentali. Infatti Papa Francesco, condannando con forza la violenza – incapace di risolvere alcunché – e dichiarando come sia difficile comprendere che questi fatti siano stati realmente compiuti da esseri umani, ha nuovamente parlato di una terza guerra mondiale combattuta “a pezzi”. Anche la nostra Nazione si trova nel mirino di questi criminali senza scrupoli e proprio per questo le nostre istituzioni, a partire da quelle politiche, invece di litigare e battibeccare dovrebbero impegnarsi maggiormente investendo il più possibile per garantire la sicurezza ai propri cittadini.

Questa è ormai la priorità assoluta di cui la gente sente il bisogno. Davanti a queste stragi qualsiasi altro problema individuale o sociale deve inchinarsi fermandosi nel silenzio e nella preghiera per quelle che sono le vittime di un sistema corrotto e sporco, in cui nessuno ha più le mani pulite. Manca la verità dei governanti, che oltre a piangere sui propri figli poi non sanno con determinazione lavorare per difendere il proprio Paese e soprattutto non si attivano con determinazione per ricostruire quella pace ormai così fortemente minacciata. Il terrorismo che avanza è un presagio di altre sciagure che vorremmo tanto potessero essere evitate.

Ora è il momento del pianto, ma ricordiamoci che anche in Italia è ormai alle porte il Giubileo, un evento che vedrà migliaia di persone radunarsi. La “lotta santa” questa volta dovrà consistere in sforzi di dialogo con quei Paesi, dalla Libia all’Egitto, abbandonati a se stessi e diventati covi dell’integralismo più sanguinario. Di questo si devono occupare i nostri governanti per non ritrovarci ancora una volta sgomenti e scioccati dopo nuove stragi. In questo momento di lutto possiamo fare nostre le parole del Santo Padre: “Sono commosso, addolorato e prego. Sono tanto vicino al popolo francese tanto amato. Sono vicino ai familiari delle vittime e prego per tutti loro”.

Editoriale di don Aldo pubblicato sul quotidiano Corriere Adriatico.