La pace dovrebbe essere uno dei valori universali garantiti a ogni popolo sulla Terra. Invece nessuna Nazione sembra muoversi concretamente verso questo obiettivo, nonostante che la “Dichiarazione sul Diritto dei Popoli alla Pace”, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1984, specifichi come la politica degli Stati dovrebbe tendere all’eliminazione delle minacce di guerra, soprattutto di quella nucleare, all’abbandono del ricorso alla forza nelle relazioni internazionali e alla composizione pacifica delle controversie interne ed estere.

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Il “sacro diritto alla pace” menzionato dal testo dell’Onu dovrebbe portare a un percorso di disarmo, inteso non soltanto in senso restrittivo di non utilizzo dell’armamentario bellico, ma esteso anche al non acquisto e alla non produzione di oggetti offendenti la vita e la dignità dell’uomo. Su queste importanti tematiche si è discusso all’apertura della tre giorni annuale della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi. “Le vie verso la pace. Come costruire la pace attraverso scelte economiche sostenibili, stili di vita alternativi, dialogo interreligioso e lotta alle ingiustizie”, è stato l’argomento cardine della kermesse, che si conclude oggi alla fiera di Forlì, con la partecipazione di almeno 1500 persone giunte da tutta Italia e da oltre 30 Paesi esteri.

“L’Italia diventi superpotenza della nonviolenza, istituendo un ministero della Pace, tagliando le spese militari, destinando le risorse ad un investimento strutturale sul servizio civile (ci sono 150.000 giovani in attesa) e sostenendo all’Onu il diritto alla Pace come diritto umano fondamentale”, ha proposto Giovanni Ramonda, responsabile generale dell’Associazione. Per rendere attuabile il progetto, la Comunità ha chiesto al Governo di introdurre l’opzione fiscale alle spese militari. “Se non ce la concederanno, faremo obiezione di coscienza”, ha assicurato Ramonda. È necessario dare un segnale forte, mentre si continua ad assistere a una crescita esponenziale della vendita di armi da parte dei Paesi europei, Italia compresa. È evidente che dietro alle scelte di finanziare la corsa agli armamenti ci siano le forti spinte delle lobby capitanate dai potentissimi “signori della guerra”, interessati esclusivamente al proprio profitto e ciechi alle reali necessità della gente comune.

Un sistema perverso che alimenta la paura attraverso il “bisogno” indotto di muri e armi diffuse. Barack Obama, primo presidente Usa in visita a Hiroshima 71 anni dopo la prima bomba atomica, ha invitato tutti a perseguire il traguardo della pace avendo conosciuto l’agonia della guerra. Speriamo che tale auspicio non sia soltanto una frase di circostanza, ma una reale volontà di cambiamento per un mondo più giusto. Infatti i conflitti, come espresso da Papa Francesco nel 2013 a Putin, oltre a generare violenza e morte, “costituiscono il rifiuto pratico a impegnarsi per raggiungere quelle grandi mete economiche e sociali che la comunità internazionale si è data”.

Articolo di don Aldo pubblicato su “Si salvi chi può” del quotidiano Corriere Adriatico il 29 maggio 2016.