Di seguito l’editoriale di don Aldo riportato sul giornale diocesano “L’Azione“.
Nella notte a cavallo tra l’ultimo giorno di ottobre e il primo novembre, le strade e i locali si popolano di bambini e adulti grottescamente vestiti da scheletri, streghe e vampiri, zombies piuttosto che pipistrelli, gatti neri, licantropi, e così via. Le nostre strade, le vetrine dei negozi, persino i corridoi delle scuole si colorano improvvisamente di arancione e si addobbano di zucche giganti. È Halloween, ormai unanimemente considerata una festività al pari del carnevale. Molti ritengono che sia collegata con le due ricorrenze dei santi e dei morti, l’1 e 2 novembre. In realtà, analizzandola, non esiste in essa nulla di religioso o spirituale. Si tratta di un fenomeno dai caratteri neo-pagani, ove non satanici, in netto contrasto con il cristianesimo.
Il retaggio culturale è antico, affonda le radici nel tempo dei druidi, la casta sacerdotale dei Celti, popolazione indo-europea, di religione pagana. Nella notte di Samhain (dio delle tenebre), il 31 ottobre, si celebrava il passaggio dalla stagione estiva a quella invernale, e quindi, la sconfitta del dio della luce. I Celti credevano che, in quella notte, le anime dei defunti tornassero in vita per partecipare ai rituali orgiastici e banchettare insieme ai viventi. I druidi portavano lanterne realizzate con rape svuotate, al cui interno erano poste candele fatte con il grasso degli animali sacrificati, e passavano di casa in casa, a raccogliere offerte, per ingraziarsi gli spiriti maligni.
La porta era lasciata socchiusa, con il fuoco acceso e la tavola imbandita, per accogliere i defunti. Chi si fosse rifiutato di partecipare sarebbe stato maledetto. Questo il significato di trick or treat (trucco o divertimento): sacrificio o maledizione. Per i satanisti, per gli adoratori del Male, Halloween è la festa più importante, il Capodanno, il compleanno di Lucifero, e l’occasione per adescare adepti. È un modo per introdurre i giovani all’occulto, allo spiritismo, alla stregoneria, abituandoli al “buio” fisico e morale.
La festa di Ognissanti e la Commemorazione dei defunti sono, invece, l’occasione per riflettere sul mistero della morte nella prospettiva della Resurrezione e come nascita all’immortalità, dove soltanto coloro che hanno vissuto in osservanza alla Parola di Dio, alla luce del suo Amore, potranno vivere la pienezza della gioia eterna. È necessario, anzi, urgente, recuperare e promuovere una cultura della vita, che, con la sua bellezza, offre esempi e modelli di speranza ai molti immersi in quella che Papa Francesco ha definito una “cultura di morte”, ormai imperante, di cui Halloween è uno strumento e una manifestazione.