È appena trascorsa la Giornata internazionale della donna, una ricorrenza che dà speranza affinché si giunga a una svolta per garantire pieni diritti, risollevare dalla polvere e rendere giustizia alle donne uccise, maltrattate e umiliate nel mondo. L’impulso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per sradicare il dramma della tratta è stato considerevole: quest’anno, in Quirinale, ha celebrato 1’8 marzo scegliendo il tema Mai più schiave.
Il Capo dello Stato non ha usato mezzi termini per definire lo sfruttamento «ignobile» cui sono sottoposte tante ragazze e l’indifferenza di uomini «di ogni età e censo» che se ne approfittano. «Un fenomeno diffuso ha sottolineato che, in realtà, esprime una acquiescenza se non una tacita connivenza con il crimine». L’8 marzo consente di porre l’attenzione, ancora una volta, su quelle donne che, senza distinzione di latitudine, soffrono povertà, discriminazioni e ingiustizie di ogni tipo; è un momento utile per riconoscere e accrescere quei valori insostituibili appartenenti all’universo femminile. Allo stesso tempo è un’occasione per fare memoria dei barbari femminicidi che continuano a mostrare la cieca spietatezza di alcuni uomini. Proprio pochi giorni fa, infatti, due donne sono state trovate uccise in casa: Alessandra di Messina e Fortuna di Napoli, rispettivamente di 23 e 3 7 anni.
«Non si può normalizzare la violenza verso le donne, prenderla come una cosa naturale, sostenendo una cultura maschilista che non accetta il ruolo di protagonista della donna nelle nostre comunità. Non ci è lecito guardare dall’altra parte, e lasciare che tante donne, specialmente adolescenti, siano calpestate nella loro dignità», ha affermato il Papa l’anno scorso durante la visita in Perù. Accanto ai gravi soprusi fisici e psicologici si è costretti a prendere atto di un problema ancora più radicato e profondo: la crisi dell’identità femminile. Rese oggetti di consumo e omologate nell’ingranaggio del mercato usa e getta le donne per accettarsi ed essere accettate devono per forza rispondere ai modelli imposti dalla cultura massificata e utilitaristica imperante.
Per non parlare di quelle valutate più per l’aspetto fisico che per le loro qualità personali, la competenza professionale, l’intelligenza, la sensibilità e, in definitiva, per la dignità stessa del loro essere. E un fatto che, al di là di alcune pur notevoli eccezioni, le donne in Occidente siano ancora spesso escluse dai vertici della politica e dell’economia anche se sulla carta sarebbero inserite a pieno titolo nel tessuto sociale. Talvolta è triste osservare che uomini e donne, nonostante appartengano alla stessa umanità, è come se vivessero due storie parallele, senza quella sinergica intesa e alleanza che sono fondamentali per condividere un futuro pieno di prosperità.
Eppure, le donne offrono un contributo sostanziale alla realizzazione di una società giusta con lo «sguardo di pace» tipico degli occhi delle madri capaci di costruire «un mondo che sia una casa per tutti», come sottolineato pochi giorni fa dal Pontefice alla delegazione dell’American Jewish Commitee. Nell’esortazione apostolica Africae Munus, Benedetto XVI attribuì loro addirittura il ruolo di «spina dorsale» della Chiesa, sempre «pronte a difendere la dignità umana, la famiglia e i valori della religione». Siamo certi che oggi più che mai il grado di civiltà di un popolo si misuri da come la donna viene considerata e valorizzata per ciò che realmente è, nel rispetto della sua unicità.
Una delle sue qualità più rilevanti è la capacità generativa non solo biologica ma anche morale e spirituale che le permette di donare sempre, ovunque e in ogni situazione, amore a chi odia, affetto a chi è rifiutato da tutti, sollievo a chi è nella sofferenza. L’innato senso dell’armonia, della bellezza piena e la percezione del mistero del creato, le concedono la possibilità di sentire e vedere Dio, seguendo l’esempio di Maria Vergine madre di Cristo. Il migliore auspicio che si può formulare è che le donne si riapproprino completamente della loro identità perché il mondo ha tanto bisogno del loro sostegno e della loro testimonianza.
Fonte : Corriere Adriatico del 10/03/19