A pochi giorni dalle elezioni presidenziali dell’8 novembre negli Stati Uniti l’incertezza regna sovrana. I sondaggisti affermano che il largo margine conquistato nei mesi scorsi da Hillary Clinton si sta gradualmente assottigliando. A quanto sembra, la candidata democratica non potrà più contare su una serie di Stati “incerti” che le permetterebbero di superare la fatidica soglia dei 270 grandi elettori (su 538), necessari per salire alla Casa Bianca. La Clinton, infatti, sarebbe a quota 268 mentre Donald Trump a 204, con 66 grandi elettori ancora in gioco. Praticamente, il suo vantaggio è ulteriormente sceso ad appena 1,6 punti.
Ogni Stato, in base alla sua popolazione, assegna un pacchetto di grandi elettori, coloro che formalmente designeranno il 45esimo Presidente Usa: si va dai 55 della California, con quasi 40 milioni di residenti, ai 3 della pressoché disabitata Alaska. Dopo un anno e mezzo di insulti, scontri, polemiche e scandali la maggior parte degli americani si è dichiarata “disgustata” dalla politica. Secondo un’indagine di New York Times e Cbs News, oltre otto cittadini su dieci sono più infastiditi che entusiasti del dibattito che si è svolto per le presidenziali. Soprattutto gli atteggiamenti e i trascorsi di Trump hanno suscitato numerose polemiche e perplessità, come le dichiarazioni anti-immigrati sfociate nella proposta di erigere un muro al confine col Messico oppure le numerose accuse di molestie sessuali nei suoi confronti.
A queste il tycoon ha provato a rispondere parlando di un complotto, di “fango” gettato da persone “fomentate dai media” collusi col team della rivale. Ma i dubbi restano, come quelli – assillanti sebbene meno gravi – nei confronti di Hillary. Problemi riacutizzati proprio una settimana fa, con un tempismo inquietante, dal direttore dell’Fbi, James Comey. Il capo del Federal Bureau of Investigation ha comunicato ai membri del Congresso la riapertura delle indagini del cosiddetto email-gate per controllare nuove missive elettroniche inviate dall’allora segretario di Stato Clinton. Intanto, le autorità di sicurezza hanno lanciato un doppio allarme asserendo che l’Election Day sarebbe nel mirino di hacker e terroristi. La paura è che Al Qaeda possa pianificare stragi in tre Stati americani: New York, Texas e Virginia.
Poi c’è il timore di possibili attacchi informatici compiuti da esperti russi o di altre nazionalità. Per questo il governo ha approntato un piano senza precedenti per tentare di bloccare sul nascere ogni tentativo d’intrusione via web. In particolare gli hacker del Pentagono sarebbero riusciti a penetrare i sistemi di comando del Cremlino: una mossa difensiva e al tempo stesso un chiaro avvertimento. Infine, alcuni funzionari paventano un’iniziativa di basso livello per diffondere informazioni false via Twitter, Facebook e altri social media così da danneggiare la Clinton e favorire Trump che ha più volte mostrato sintonia con Vladimir Putin.
La Conferenza episcopale degli Stati Uniti, attraverso il documento intitolato “Formare le coscienze per una cittadinanza fedele”, ha invitato a non guardare “ai partiti o alle ideologie”, quanto piuttosto “a tutto ciò che protegge o minaccia la dignità umana”. “L’attuale discorso politico – ha espresso monsignor Joseph E. Kurtz – ha umiliato troppo le donne ed emarginato le persone credenti. Tutto ciò deve cambiare”. Per le religiose statunitensi della Leadership Conference of Women Religious la politica è condizionata “da interessi particolari e caratterizzata da una retorica meschina”, in un sistema “paralizzato dall’estremismo ideologico e da un eccessivo spirito partigiano”.
Papa Francesco, nel discorso ai membri del Congresso degli Stati Uniti del settembre 2015, ha rivolto un pressante invito “a salvaguardare e a garantire la dignità” dei cittadini americani “nell’instancabile ed esigente perseguimento del bene comune, che è il fine di ogni politica”. Speriamo che il voto negli Usa porti a una fase di pace e stabilità senza dimenticare i tanti emarginati, i più deboli della società, che non riescono a far sentire la propria voce neanche attraverso una scheda elettorale.
Articolo di don Aldo pubblicato sul quotidiano Corriere Adriatico.