
“La rete della vita non deve essere interrotta dall’avidità umana e dall’indifferenza nei confronti degli esseri umani e dell’intera creazione”. È uno dei passaggi centrali della dichiarazione congiunta stilata dalle Chiese cristiane in Europa, unite anche quest’anno come ogni primo settembre, nel celebrare la Giornata mondiale di preghiera per la salvaguardia del creato. L’idea di realizzare tale appuntamento, partita nel 1989 dall’intuizione del Patriarca Ecumenico Dimitrios, si è sviluppata diventando un evento, chiamato “Tempo del Creato”, che si estende fino al 4 ottobre, festa di San Francesco.
L’iniziativa, accolta da cattolici, anglicani, luterani, evangelici e altri membri della famiglia cristiana, è rivolta anche ai rappresentanti di altre religioni, personalità politiche, ambientalisti, scienziati, intellettuali e a ogni uomo di buona volontà. Quest’anno il comitato direttivo ecumenico ha suggerito “La rete della vita” come tematica da affrontare affinché i cristiani di tutto il mondo si incontrino e operino per prendersi cura della cosiddetta “casa comune”.
Un recente report dell’Onu, infatti, stima che, a causa delle attuali condotte dell’uomo, sono a rischio estinzione un milione di specie animali e vegetali, circa un ottavo di tutti quelle presenti nel pianeta. “La cura per l’ambiente naturale – ha spiegato per l’occasione Bartolomeo, patriarca di Costantinopoli – non è un’azione aggiuntiva nella vita ecclesiastica ma una sua manifestazione sostanziale. Non ha un carattere secolare, ma puramente ecclesiastico, è un servizio liturgico.
Tutte le iniziative e le attività della Chiesa sono ecclesiologia applicata”. Il Dicastero vaticano per il servizio dello sviluppo umano integrale ha invitato i pastori a vivere questo tempo ricordando la Lettera Enciclica di Papa Francesco Laudato si’, in vista dell’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per la Regione Panamazzonica, che si svolgerà dal 6 al 27 ottobre, e tratterà l’argomento “Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale”.
Per l’attuale Pontefice la difesa dell’ambiente e la lotta alle diseguaglianze rappresentano due aspetti fondamentali e strettamente correlati tra loro; sono le basi per intraprendere quella “conversione ecologica” già promossa da San Giovanni Paolo II. Domenica scorsa il Papa, dopo l’Angelus, ha chiesto con forza l’impegno di tutti per fermare le fiamme che stanno devastando da mesi la foresta amazzonica: oltre 760 chilometri di verde persi da giugno 2018 a giugno 2019.
Nel 1990 le foreste costituivano il 31,6% del territorio mondiale (circa 4.128 milioni di ettari), mentre nel 2015 questo dato è sceso al 30,6% (circa 3.999 milioni di ettari). Il dato è davvero sconfortante: ogni anno la Terra perde almeno 7 milioni di ettari di foreste vergini, un’area all’incirca delle dimensioni del Portogallo. L’uomo, sempre più drammaticamente attratto dall’idolatria dei beni materiali, è colpevole di sprecare energie e talenti in attività dannose e contrarie alla pace, oltre che al rispetto e al bene della collettività; non si rende conto che non è proprietario ma soltanto amministratore dei beni del Creato e si mostra spesso inetto nella gestione e nella salvaguardia dei doni affidati alla sua custodia.
Attraverso la relazione col Padre Celeste la persona riesce a ritrovare la sua collocazione nell’universo e a dare un senso più profondo alla propria esistenza. Custodire il Creato significa anche vivere personalmente la responsabilità di rendere sempre più bello il mondo mediante la gratuità e il servizio nei confronti di ogni individuo. In tal modo, la Giornata per la salvaguardia del creato fornisce il giusto impulso per affrontare tematiche sociali di ampio respiro, riflettendo sull’importanza di ritrovare le radici della solidarietà partendo da Dio.
Offre anche la possibilità di chiedere perdono per coloro che soffrono a causa dei danni ambientali generati da egoismo e abbandono. Rituffarsi nella quotidianità con questa consapevolezza può aiutarci a compiere gesti di puro altruismo nei confronti del prossimo vincendo sfiducia, indifferenza e paura per un amore più grande.