Qualcuno in questo periodo ha pensato bene di farci credere che le elezioni amministrative non siano poi così importanti. La vita dei comuni quindi non sarebbe così determinante per quel popolo che una volta veniva definito “sovrano” nonostante di fatto sia ridotto ad essere succube dei mercenari di turno più promettenti. I cittadini sono considerati delle cose, dei numeri da dirigere e orientare verso gli interessi di qualcuno; tutti lo sanno e se ne lamentano ma poi tra la paura, l’ipocrisia e l’inganno ci si dispone ai compromessi rimangiandosi tutto.
Si vota dunque “pilotati”, in qualche modo, ma comunque con la speranza che la persona scelta possa risollevare le sorti cittadine. Ma l’Italia degli ultimi decenni ha distrutto l’autorità dei Sindaci riducendoli a dei burocrati senza finanze costretti a provvedere sul nulla a causa delle mancate risorse. Il primo cittadino di un qualsiasi paese è diventato solo un capro espiatorio su cui sfogarsi pur sapendo che il sistema lo incatena. Al minimo errore viene punito, anche per cose banali, salvo il caso in cui grazie a particolari amicizie possa restare a galla e farla franca.
Questa campagna elettorale l’abbiamo vista molto dimessa, non solo per la strategia del presidente del consiglio a non darle importanza (specialmente quando le previsioni non sono così rosee, tipico esempio di scuola berlusconiana) ma anche per il timore degli stessi candidati a non promettere poi tanto, a non spararle più così grosse quando poi nei fatti si sa bene di avventurarsi sulle sabbie mobili. I sindaci diventano burattini che devono rispondere al padrone e quindi senza padronanza.
Poi c’è il popolo di coloro che non sono andati a votare; può sembrare soltanto una dimostrazione della sfiducia in questa classe politica ma il dato significativo però è la perdita del diritto ad esprimersi, la scomparsa di quell’autorità che dovrebbe realmente tornare al popolo stesso.
In realtà, anche se i partiti sono declassati e inefficaci, comunque continuano a rappresentare lo spazio di manovra fondamentale nella gestione della cosa pubblica, e autoescludersi è sempre un gravissimo errore.
Responsabili – o meglio – irresponsabili sono stati quei cattolici che hanno abdicato alla propria presenza attiva abbandonando il Paese nelle mani dei signorotti e di certi corrotti; diciamo “certi” perché ci sono, anche oggi, dei non credenti più onesti di certi figuranti della fede.
Editoriale di don Aldo pubblicato su Interris.it.